sabato 24 luglio 2010

Una pianta che va curata


"La democrazia è come una pianta che va curata. A una pianta serve un certo quantitativo di acqua al giorno, non si può versarle addosso venti litri di acqua e poi disinteressarsi pensando che venti litri basternno per tre mesi. Voi avete ottenuto la democrazia dopo che in questo paese è stato rovesciato il fascismo, e immagino che per un periodo ne avrete certamente avuto cura. Ma ora ho sentito dire che i vostri media sono controllati dai vostri politici. Se non rimediate a questa anomalia siate certi che tra 10 anni la vostra pianticella sarà in condizioni peggiori rispetto ad oggi".

Domanda:
"Cosa può fare l'occidente per l'Iran?"

Risposta:
"A questa domanda in parte rispondo quando parlo degli effetti della globalizzazione. Il fatto che il mondo sia irrimediabilmente diventato più piccolo implica che, se una nazione si incendia, il fuoco certamente si propagherà verso altre nazioni. Dovete considerare l'interesse per il rispetto dei diritti umani e della democrazia, in paesi lontani ed esotici, come se fosse un vostro preciso interesse nazionale nel lungo termine".

"Negli anni settanta gli USA iniziarono ad appoggiare il fondamentalismo islamico contro il comunismo. Al momento la cosa sembrava una buona idea, e tutto sommato le conseguenze erano indifferenti per chi vive qui. Ma, 35 anni dopo, più di duecento madrileni innocenti sono restati uccisi prendendo la metropolitana per andare al lavoro. Per non parlare delle torri gemelle o degli attentati di Londra. Perciò quella scelta non ha danneggiato solo i popoli delle aree interessate: essa ha avuto tragiche conseguenze sia verso la nazione che l'aveva adottata, sia verso nazioni che non erano nemmeno coinvolte direttamente nella decisione."

"Non è la bomba atomica a fare paura, ma i governi autoritari. Voi oggi non temete la potenza nucleare francese, perché sapete che il sistema del "check and balance" della democrazia francese in qualche modo vi mette al sicuro. Temete però - e giustamente - la bomba atomica pakistana."

"La radice di questo timore non va cercata nel test nucleare pakistano di una decina di anni fa: la minaccia pakistana è iniziata nel 1977, quando avete permesso al generale Zia-ul-Haqq di deporre e far uccidere il presidente Bhutto legittimamente eletto. E' inizita il giorno che avete deciso di continuare a mantenere relazioni economiche con le giunte golpiste e corrotte di quel paese. Così, per qualche vantaggio economico incassato allora, oggi temete il Pakistan e vedete come un incubo la possibilità che la sua bomba atomica cada nelle mani del radicalismo islamico. E fate bene ad aver paura. Perché fa paura."

"La democrazia non è una merce che possa essere esportata. Lottare e morire per la democrazia in Iran è compito degli iraniani. Ciò che può fare l'opinione pubblica europea è mettere sotto pressione i governi e le multinazionali per impedire che questi facciano affari a buon mercato con l'attuale dirigenza iraniana".

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