mercoledì 2 settembre 2009

Le colonne della società - "the real thing" (ovvero "la struttura")


Come promesso, traduco un articolo dalla webzine "Rahe Tudeh" organo del partito marxista-leninista iraniano in clandestinità. L'articolo a mio parere metterà la pietra tombale sull'idiozia avanzata da molta sinistra antagonista-griffata occidentale: un'idiozia che vede in Ahmadinejad il difensore delle classi oppresse, e nel movimento verde una sorta di reazione filo-imperialista.

Prima però vorrei citare l'articolo 44 della costituzione della Repubblica Islamica dell'Iran, perché più sotto se ne parla e giova conoscerlo. L'articolo 44 recita quanto segue:

"L'ordinamento economico della Repubblica Islamica si basa sulla compresenza di tre settori dettagliatamente regolamentati: il settore statale, il settore cooperativo, ed il settore privato.

Il settore statale comprende l'industria pesante, il commercio estero, le grandi miniere, banche, assicurazioni, energia, le grandi infrastrutture idriche, radio e televisione, poste e telefonia, aeronautica, marina, ferrovie, etc. Tutti questi settori sono gestiti dallo stato sotto forma di proprietà collettiva.

Il settore privato gestisce attività quali ad esempio agricoltura, allevamento, manifattura, artigianato e servizi, che completano le attività economiche statali e cooperative.

La proprietà privata, in questi tre settori, è protetta dalla legge dello stato nella misura in cui non contraddica altri principi costituzionali, non esca dal quadro normativo islamico, produca benessere e progresso al paese e non danneggi l'interesse collettivo.

La regolamentazione e l'organizzazione dettagliata dei tre settori è lasciata alla legge ordinaria."

Questo articolo della Costituzione dà all'economia iraniana un'impronta fortemente collettivista. "Rahe Tudeh" informa del tentativo del primo governo di Ahmadinejad - l'eroe dell'anti-imperialismo da aperitivo in via Vittorio Veneto - di riformarne il contenuto in senso liberista, e potrei finire il post qui...

Buona lettura!

***

Non è certo per amor di dio che hanno fatto un golpe!

Ci chiedono da più parti quale sia la base economica del colpo di stato operato il 12 giugno scorso contro l'esito reale delle elezioni e la persona di Mir Hossein Moussavi.

La nostra risposta a questi lettori di "Rahe Tudeh" e a chiunque sia interessato alla questione, è che quella base andava seguita passo dopo passo negli anni, per non restare sorpresi oggi. Essa non si è formata in una notte. La sua evoluzione è durata tre decenni, e l'amministrazione Ahmadinejad si è limitata ad accelerare il processo.

Durante gli ultimi 4 anni, quando Ahmadinejad mise sul tavolo la questione di una modifica dell'articolo 44 della costituzione [vd. sopra - ndt], e parlò del passaggio delle unità produttive nazionali in mani private, noi scrivemmo che era in atto una ristrutturazione del capitale: l'arma dei Pasdaran aveva creato delle società private, tramite le quali aveva iniziato ad acquisire quote in attività statali svendute dal governo.

Alcuni si erano persino convinti che questa riorganizzazione fosse una forma di socialismo dall'alto! A costoro rispondemmo che si trattava invece di una politica economica corporativa e fascista, che avrebbe presto dato forma ad un'oligarchia economico-politico-militare.

L'arma dei Pasdaran ha le mani in pasta sia nel budget governativo sia in quello militare. Essa ha creato decine di società private, riferibili a personaggi ad essa vicini, nel settore petrolifero, del gas naturale, del petrolchimico, dell'auto. Ha altresì una forte presenza tra gli organi di controllo della borsa ed in sostanza mira al controllo completo dell'economia del paese. Era perciò assolutamente naturale che che entrasse in campo direttamente, contro qualunque ostacolo sulla sua strada.

Tutta la speranza di chi si opponeva a questo processo era riposta in una vasta partecipazione popolare alle elezioni presidenziali, il cui risultato avrebbe potuto essere una diga contro questa politica.

(...)

Ma la lobby militare-industriale era talmente coinvolta con l'amministrazione Ahmadinejad da mettere in piedi un golpe elettorale. Ciò che costoro non si aspettavano era la resistenza massiccia del popolo, di milioni di cittadini che si sono riversati nelle strade. I tragici eventi successivi hanno dimostrato fino a che punto la lobby intenda arrivare contro ogni ostacolo popolare a questa politica.

Era per questa ragione che, per tutto il periodo dell'amministrazione di Ahmadinejad, insistevamo sul fatto che qui non è questione di persone ma di politiche. Ed è contro questa politica che il popolo va informato e portato nelle strade.

(...)

L'aggressione dell'esercito iracheno e la successiva continuazione della guerra in terra d'Iraq per 8 lunghi anni è stato il singolo evento più importante per la storia del paese dopo la rivoluzione del 1979. La guerra non è solo costata 1 milione di morti e invalidi e 1000 miliardi di dollari di danni: essa ha avuto come conseguenza diretta la militarizzazione della Repubblica Islamica ed il controllo dei Pasdaran sulle sorti della rivoluzione.

La ricchezza dell'Iran è stata sacrificata sulla via di questa militarizzazione non solo durante gli anni di guerra, ma anche negli anni successivi, sotto forma di budget ufficiali e segreti. L'industria militare si è sviluppata assai rapidamente mentre spariva l'industria produttiva.

Il traffico internazionale d'armi da una parte ha messo in contatto i pasdaran con la rete del crimine organizzato internazionale, mentre l'organizzazione dei traffici, negli anni post-bellici, si è riconvertita in commerci specializzati nella gestione del denaro pubblico. Sono state create decine e decine di società, riferibili ai Pasdaran, finalizzate all'importazione di beni che potrebbero essere prodotti nel paese. L'Arma è divenuta di fatto una mafia che vive di rendita. Una mafia la cui testa è - in ultimo - sbucata nelle attività del settore nucleare.

(...)

Alcuni ingenui hanno creduto che la politica filonucleare dei comandanti dei Pasdaran sia in realtà la difesa di una conquista nazionale finalizzata alla lotta contro l'imperialismo statunitense. Ma l'appartenenza di classe di questi comandanti dimostra con sufficiente precisione quanto siano sinceri i loro slogan e le loro asserzioni.

(...)

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La prossima volta analizzeremo la seconda colonna, la religione.

3 commenti:

  1. now I laugh and pull so hard And see you swinging on the Gallows Pole

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  2. Grazie di nuovo. E già in Via Veneto al Cafe de Paris la politica e tutta una altra cosa. Prendiamola a ridere. Anche se scorrendo sul tg i volti dei processati e torturati nei processi iraniani c'è poco da ridere. Ed io che ho conosciuto la tortura negli aanni di piombo in Italia me li sento tutti\e fratelli e sorelle. E mi sento vicino a tutti loro

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  3. @Cesare

    Mi hai ricordato una vecchia vignetta di Altan. "Cipputi, credi davvero che in URSS staremmo meglio?", "sì, per lo meno potremmo sperare di scappare altrove!".

    Vedi, quando dico agli iraniani che noi qui abbiamo una prospettiva storica peggiore di loro, mi guardano sempre increduli...

    Ciao

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