giovedì 9 luglio 2009

Fraternité

Del famoso motto della rivoluzione francese, la parola "Fraternité" è sempre stata la meno comprensibile. Ma ci torneremo a fine post, per ora un po' di analisi dei fatti di oggi.

Per quanto non vi possa sembrare leggendo le notizie, oggi è stata davvero grossa. Direi persino più grossa del 20 giugno. Ma non vi sembrerà, perché non vedrete marce di milioni di persone. La contestazione ha cambiato tattica di lotta: meno sexy da un punto di vista televisivo, ma estremamente efficace.

Per tutta la settimana l'obiettivo principale è stato quello di organizzare le manifestazioni in modo tale da consentire la presenza e il confronto anche nel caso fosse impedita la concentrazione massiccia in un punto unico. Solo a Teheran erano previste almeno 7-8 piazze, e poi in altre 250 città. L'ordine tassativo era: evitare il confronto. Se è impossibile accedere ad una piazza andare in un'altra.

Insomma, inventare sul momento. Per dare un'idea: ad un certo punto una folla di qualche migliaio di persone, vedendo chiusa la strada per l'università, si è inaspettatamente diretta verso l'ambasciata cinese. Ufficialmente per contestate la repressione contro i musulmani uiguri (e, per inciso, ovviamente anche per contestate il riconoscimento di A.N. come presidente). Questo ha messo in grande difficoltà le forze anti sommossa, che avrebbero dovuto disperdersi , allontanarsi dal luogo dov'erano di stanza, e per di più reprimere una manifestazione di solidarietà con un popolo musulmano oppresso! Semplicemente geniale, e per di più deciso sul momento.

Chiuse le vie principali di accesso alle piazze, i manifestanti hanno attraversato i vicoli circostanti (aumentando di numero perché "la massa chiama la massa", come dice Elias Canetti). In Piazza Enghelab sono stati caricati, così sono tornati nei vicoli e hanno tirato su barricate.

Questa tattica ha disperso enormemente le forze di polizia e dei bassij, e ne ha notevolmente diminuito la forza d'urto. Ma non è stata una piccola cosa: a occhio, e basandosi sui messaggi e sui pochi filmati per ora disponibili, solo a Teheran ci saranno state cento o diecentomila persone. Ma situazioni analoghe si sono segnalate, nella giornata, a Mashhad, Isfahan, Shiraz, Tabriz, Orumyyeh, Sari e persino città piccole come Babol e Miandoab. Purtroppo solo a Teheran ci sono stati almeno un paio di morti. Nelle altre città probabilmente non lo sapremo mai.

Si segnala anche una forte attività di provocatori. Oggi erano molto presenti nei forum e su FB. Come nota giustamente Sazegara, una delle tattiche più usate dalle dittature contro i movimenti di opposizione è la cosiddetta "confrontazione parallela": i provocatori legati al regime si fingono simpatizzanti e cercano di deviare il movimento verso posizioni più estreme ("armiamoci, spariamo ai bassij!") e più moderate ("che fine ha fatto Moussavi? perché manda i nostri figli a morire e si nasconde?"). L'obiettivo è togliere consenso alla linea principale. Ma per ora sembra che il movimento sia in grado di individuarli rapidamente.

Come ho già avuto modo di dire, le rivoluzioni in Iran sono gare di resistenza, non di velocità. E tutto sommato è stata una giornata importante, per il fatto che il movimento si è dimostrato vitale, solido, con la popolarità in aumento, e direi in possesso di maggiore confidenza con la strada. Diversi messaggi confermano la sensazione di una certa spossatezza tra le forze dell'ordine, soprattutto tra i meno motivati poliziotti anti sommossa.

I difetti: necessario sviluppare meglio l'aspetto comunicativo con le fasce della popolazione che non accedono a Internet. Ad esempio il volantinaggio e la comunicazione diretta. Tutto sommato forse il boicottaggio dell'SMS è stato un errore. Ma siamo solo all'inizio, queste cose si imparano in fretta se c'è la... fratellanza...

Ecco, dicevo appunto. La "liberté" e la "egalité" sono cose abbastanza chiare. Oddio, ognuno ci ha una sua idea su cosa siano e come debbano essere, ma sono cose che possono essere gestite dal diritto, dalla legislazione. La fratellanza non piò essere imposta da nessuna legislazione, la fratellanza si "sente".

Spesso ho pensato: ma come ha fatto a venirgli in mente il concetto stesso? Voglio dire, io per i miei condomini non provo fratellanza. E non mi verrebbe mai in mente un "pilastro" dello stato che non possa essere definito da leggi. Come hanno fatto a pensarci i rivoluzionari francesi? E a questo punto mi sono dato una risposta: la rivoluzione.

Parliamoci chiaro. Cos'è che mi spinge a tenere in piedi questo blog quando potrei giocare a Half Life 2 o potrei vedermi un film? Perché è chiaro che io sento il bisogno, sento il dovere di tenere su questo blog, per quanto preso in sé esso sia di un'inutilità totale. Raccontare le mie opinioni sull'Iran a una decina di amici è certo cosa gradevole, ma non è che con o senza questo blog le cose in Iran cambino.

L'unica ragione è la fratellanza. Ognuna delle persone che partecipa a questa protesta fa quanto è in suo potere per raggiungere l'obiettivo. Chi usa la miscela della sua moto per dare fuoco ai cassonetti e disperdere i lacrimogeni, chi filma la scena da una stanza sul viale, e chi la racconta sul suo blog a seimila chilometri di distanza. Sono tutti legati da un obiettivo che li rende fratelli, ed è per questo che vediamo quella parola apparire nel motto della rivoluzione francese: avevano provato quella sensazione durante la loro lotta, e per questo ne conoscevano l'importanza.

Ed è anche la prima cosa che si perde subito dopo la rivoluzione. Raggiunto l'obiettivo si ritorna alla vita di sempre. Si sono persi i fratelli, e arriva la malinconia. Ma nel frattempo, prima di raggiungere l'obiettivo, è una sensazione che riempe la vita.

PS - ci sono diversi link che contengono filmati delle proteste di oggi. La pagina FB di Moussavi ad esempio. E poi questo link su iReport. E' probabile che nei prossimi giorni arriverà qualcosa anche dalla provincia.

PPS - mi sbaglierò, ma il regime ha una grossa fortuna: il decimo giorno di Muharram è ancora lontano.

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