giovedì 18 giugno 2009

Massa critica

Una cosa che ho imparato dall'esperienza è che le rivoluzioni sono assolutamente imprevedibili. Finché le si prevede si fa di tutto per evitarle, da tutte le parti. Una rivoluzione perciò è sempre frutto di uno o più errori di calcolo. Ne consegue quindi che anche le dinamiche e le conclusioni sono imprevedibili. Insomma potrei sbagliare di brutto!

Chi partecipa ad una rivoluzione, anche solo emotivamente, è pervaso da una sensazione di forza, una specie di eccitazione, l'idea di "essere nel giusto". Come uno sciame di formiche che conosce chiaramente la sua destinazione, e smette di esistere nelle sue singole unità. L'errore, il male, l'oppressore, la morte, stanno fuori dallo sciame. Il bene, la sicurezza, il futuro, la vita sono dentro lo sciame. Chi non partecipa alla rivoluzione, non facendo parte dello sciame, non riesce a capirne la forza, le dinamiche, il punto. Gli stessi partecipanti a distanza di anni finiscono per credere che sia stato tutto opera di complotti dimenticando il ruolo che loro stessi hanno avuto (certe analisi politiche di iraniani miei coetanei sono esemplari sotto questo punto di vista).

In questa condizione è la massa a guidare i suoi leader, non il contrario. Dopo la pubblicazione dei risultati palesemente truccati (vedremo eventualmente perché e come), la folla degli elettori di Moussavi e Karoubi è scesa spontaneamente per le strade. I due candidati non glielo avevano chiesto, sono stati loro a spingerli a puntare i piedi. Non lo avrebbero fatto senza la percezione di un appoggio spontaneo e ostinato.

La manifestazione di ieri era nata con l'intenzione svolgersi nel quadro legale: si era chiesta un'autorizzazione al ministero degli interni che all'ultimo momento non era stata concessa. Non essendoci più tempo per avvisare tutti, Moussavi, Karoubi e il loro staff hanno deciso di presentarsi lo stesso perché così avrebbero scongiurato il rischio di una repressione durissima. Si aspettavano pochissima gente e così andavano lì per dire ai presenti grazie e tornatevene a casa.

Arrivati lì, si sono trovati davanti a un paio di milionate di pesone che gli dicevano di andare avanti, di resistere, di non mollarli che loro non li avrebbero abbandonati. "Non venite meno" come si dice in persiano. Ecco cosa intendo con "una rivoluzione non si fa, una rivoluzione càpita". Ora il regime a mio parere da ieri è in preda allo scompiglio, ed è di fronte a due scelte: reagire come un animale ferito come fece lo Shah, o fare un passo indietro dando Ahmadinejad in pasto alla rivolta e cercando di salvare Khamenei e i conservatori per ancora qualche anno.

Tornando al succo, al momento ciò che possiamo vedere è questo:

1) C'è in giro uno "stato di eccitazione" di tipo rivoluzionario, dentro e fuori dal paese, che ho già conosciuto anni fa. Tutti stanno facendo la loro parte, anche persone insospettabili. L'ultima volta la faccenda si è conclusa col mio esilio, ma non è questo il punto.

2) L'attenzione dei media internazionali è fortissima. Vari personaggi pubblici iraniani, tra cui il regista Mohsen Makhmalbaf e la fumettista Marjane Satrapi, hanno chiesto e ottenuto presso il governo francese e presso l'UE di ritardare il riconoscimento ufficiale dei risultati. Ad oggi credo nessun governo abbia ancora mandato gli auguri ad Ahmadinejad.

3) Simbologia forte... Il possesso di quest'arma provoca una superiorità del cosidetto "emittente spettacolare" della rivolta, nel senso definito da Guy Debord.

Tutte le sere dalle dieci a mezzanotte dai tetti delle abitazioni in Iran si sente il grido di "Allahu Akbar" e - da stasera probabilmente - di "La Elaha Ill-Allah". Entrambi hanno un significato simbolico fortissimo: tu sei dalla parte di Dio e chi ti spara è un miscredente. Inoltre l'invocazione alla grandezza di Dio (Allahu Akbar) significa che il potere assoluto non può essere di un uomo, e la seconda invocazione (non v'è dio oltre a Iddio) significa che nessuno può sostituirsi a Dio.

Il riferimento alla dittatura è palese, ma ciò che meraviglia è come i conservatori abbiano perso gli slogan che una volta erano i loro. Sembra quasiche in quegli slogan di per sé sia presente un potenziale liberatore e rivoluzionario che può anche sfuggire al controllo. Ma questo discorso rischia di essere poco chiaro fuori dal mondo islamico.

4) L'esercito, lo stato maggiore, ha già detto in un comunicato che è pagato per sparare addosso ai nemici esterni e non addosso ai cittadini iraniani. Per il momento dunque starà a guardare.

Tutto sommato ritengo che la "massa critica" si sia già toccata. Mi manca solo di vedere come reagisce il bazar, ma nella manifestazione di ieri c'era davvero di tutto. Per il resto non c'è altro da fare che aspettare.

Nessun commento:

Posta un commento